Redazione Business Plan e Business model e Analisi investimenti

L’analisi degli investimenti aziendali è spesso sottostimata dall’imprenditore, perché viene valutata su base storica, sulle convinzioni maturate nel tempo, sui desideri di sviluppo, sulle sensazioni. L’applicazione delle tecniche di analisi e simulazione permette di esaminare oggettivamente l’investimento, i suoi rischi, l’impatto sull’organizzazione. I parametri di ritorno, di valore attuale netto, di tasso interno di rendimento consentono di avere una stima quantitativa delle potenzialità dell’operazione. Tanto più un investimento è complesso, innovativo, importante in termini finanziari, tanto più l’analisi dell’investimento converge nella stesura di un business plan e di un business model.

Pianificazione e controllo

Il business plan è il documento fondamentale per la programmazione di una nuova attività. Serve per chiarirsi gli obiettivi, per definire le strategie, per valutare le alternative, per progettare le azioni, per valutare l’allineamento e la coerenza delle variabili in gioco. Evitando di andare all’avventura o allo sbaraglio, con tutti i rischi che ne conseguono. Il business plan è lo strumento principale con cui l’imprenditore può controllare l’avanzamento del suo progetto, verificarne gli scostamenti, definire le azioni correttive. La formalizzazione minuziosa del business plan permette di descrivere il progetto in modo che nulla sia dato per scontato, per quanto possibile. Il documento che ne risulta è importante, ma lo è ancora di più il percorso di analisi e di continua verifica che ha consentito di produrlo.

Il business plan è anche uno strumento di comunicazione. Serve per “vendere” il progetto a numerosi interlocutori, tra cui tradizionalmente spiccano le banche. Un’obiezione classica a questa considerazione è che gli istituti non guardino ai piani industriali, ma alle garanzie personali che può offrire l’imprenditore. Questo in parte è vero, soprattutto in Italia, ma non toglie nulla alla forza della pianificazione. Un buon lavoro di programmazione aggiunge forza e impatto alla comunicazione, anche interpersonale, dell’imprenditore. Conferisce trasparenza, chiarezza espositiva, positività che non dipendono solamente dalle doti più o meno carismatiche del proponente, ma che derivano da argomentazioni limpide, pulite, semplici, senza fronzoli. Efficaci. Misurabili. Oltre alle banche il business plan viene utilizzato per coinvolgere altri soggetti finanziatori, altri soci, per convincere i dipendenti, per persuadere potenziali collaboratori a entrare nell’iniziativa.

Il business model è un modello di pianificazione moderno e che focalizza l’attenzione e ruota attorno al Cliente: individuare quale sia il valore aggiunto che si può fornire ai propri Clienti in base alle caratteristiche ed esigenze specifiche di ciascun target e costruire un modello di business che favorisca la percezione di questo valore aggiunto, per consolidare il Cliente e migliorare contemporaneamente la brand equity. Le recenti formule di web marketing 2.0 hanno contribuito a pensare al business come qualcosa che si costruisce attorno alle esigenze del Cliente. L’onda anomala del web 2.0 (che è anche il titolo di un libro sulle forme di creazione o distruzione di valore di un prodotto da parte dei consumatori attraverso il web) ha contribuito a considerare i Clienti come protagonisti attivi nello sviluppo o nel crollo di un prodotto o di un servizio.

Sviluppo reti di imprese

Le PMI italiane hanno numerosi punti di forza: flessibilità, tecnologie all’avanguardia, capacità di adattamento. Piene di persone appassionate, entusiaste, dotate di slancio e di creatività. Spesso però sono piccole, lavorano soltanto per conto terzi, non riescono a svilupparsi oltre certe soglie dimensionali e di complessità. Tali limiti, protratti nel tempo, divengono barriere finanziarie, competenziali, di gamma prodotti, di potenzialità di investimento. Il tessuto industriale italiano sta perdendo le commesse di grosse dimensioni a favore di paesi più convenienti al punto di vista dei costi. Per porre rimedio a questa situazione vi sono molte vie percorribili: l’eccellenza in lavori di nicchia ad alto valore aggiunto, lo sviluppo di prodotti esclusivi, l’internazionalizzazione o le reti d’imprese.

Da qualche anno sono in atto politiche volte a favorire la crescita dimensionale delle PMI italiane attraverso l’aggregazione e la rete, accompagnate da contributi importanti a fondo perduto da parte di stato e regioni. L’obiettivo della rete è quello di mettere in comune l’esperienza di una pluralità di soggetti su progetti innovativi. Per superare i limiti sopra evidenziati e per costituire economie di scala, pur lasciando l’autonomia e la flessibilità necessarie alle imprese che partecipano al progetto. I principali sistemi di aggregazione sono i consorzi e le reti di imprese. Il successo di un’aggregazione e/o di una rete si basa su due aspetti. Il primo è la fiducia tra i membri del team imprenditoriale. Il secondo è la cultura aziendale, intesa come riconoscimento individuale e collettivo della complessità del mondo attuale, unito al desiderio di mettersi in gioco per riuscire a gestirlo. Per queste ragioni è di fondamentale importanza la definizione delle regole di funzionamento della rete, dei ruoli e delle attività.

Un’aggregazione in rete è l’unione di soggetti indipendenti, sia operativamente che dal punto di vista dello stile imprenditoriale. Per ottenere risultati di successo e duraturi, è essenziale pervenire alla fusione di linguaggi, di metodi, di sistemi. Condividere i valori, curare in modo maniacale la fase di codificazione di convenzioni e regole, per non lasciare spazio a presupposti dei singoli non condivisi a livello generale. Questo aspetto è forse quello più delicato per il successo dell’iniziativa comune. La rete o l’aggregazione è una forma particolare di start up, in cui si incontrano esperienze diverse, ma contemporaneamente rischia di essere “di nessuno”. Il supporto di uno specialista esperto, nel ruolo di manager di rete, aiuta ad avere un presidio forte fin dalla fase iniziale. Questo, unito al lavoro sulle regole del gioco, contribuisce a minimizzare la possibilità di insuccesso correlate a tutte le nuove avventure imprenditoriali.

Crescere insieme è possibile dentro una rete sana e sostenibile, che nasce da un’idea vincente, dall’entusiasmo di una pluralità di imprenditori. Che mettono a fattor comune le competenze, la specializzazione, che programmano, che hanno una visione comune, che si danno delle regole. Che tengono a bada e gestiscono il loro individualismo, che pure è una caratteristica virtuosa in certi contesti. Pur essendo attive numerose politiche di sostegno all’aggregazione, che comprendono anche incentivi a fondo perduto per le imprese partecipanti, una rete non deve mai essere costituita solamente con il miraggio dei fondi. Nel medio periodo il progetto è destinato ad avere problemi.

I metodi e tecniche per elaborare business plan e business model efficaci:

  • Ideazione del progetto o della reta di imprese: brainstorming, benckmark, ricerca e verifica delle ipotesi, verifiche di coerenza e allineamento; analisi specifiche, emersione dei trade off di progetto, formalizzazione degli obiettivi;
  • Costruzione delle premesse, Impostazione, Pianificazione: Specifica degli obiettivi misurabili, project breakdown structure, milestones, pianificazione , programmazione, diagramma di Gantt, diagramma di Pert/CPM;
  • Redazione del Business plan utilizzando gli strumenti più adatti, sia per la parte descrittiva e di comunicazione (word, powerpoint, ecc.) sia per la parte di simulazione e quantitativa (excel, access, ecc.)
  • Redazione di business model con Busines Model Canvas
  • Supporto alla ricerca di finanziatori, nella fase di presentazione e comunicazione
  • Gestione ed implementazione del progetto utilizzando le opportune tecniche di project management
  • Ricerca di fonti di finanziamento, di sostegno, di partner strategici